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#BANALITÀ 02

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L'ARTE si può utilizzare a scopo pubblicitario?
Sì, lo facevano anche nei secoli scorsi e potrebbe essere la nostra salvezza!

Piero Della Francesca - ritratto di Federico da Montefeltro

Confesso di provare un certo imbarazzo 😳 perché ho sempre creduto nell'arte come strumento per raggiungere e mantenere una certa libertà intellettuale ma temo che questo titolo possa far pensare il contrario.

L'obiettivo di un'opera d'arte è quello di suscitare domande, stimolando nell'utente (colui che ne fruisce) riflessioni prettamente personali che generano, inevitabilmente, nuove domande e riflessioni altrettanto personali. Tutto questo non può che generare un libero pensiero: difficilmente una massa di gente eterogenea riuscirà a formulare lo stesso identico ragionamento.

Quando un brand sponsorizza un evento culturale legato al mondo dell'arte di fatto sta utilizzando quest'ultima per promuovere indirettamente l'azienda nei confronti di un pubblico valutato affine al messaggio che il marchio vuole trasmettere.

A mio parere un’impresa con una vision proiettata al futuro non può non cogliere nell’attività di promozione culturale ed artistica (contemporanee) uno dei modi per concretizzare l’ideale di rinnovamento intellettuale ed emotivo fondamentale per la ricerca di nuovi modelli di sviluppo più inclusivi ed attenti agli equilibri ecosistemici.

Per realizzare progetti a lungo termine gli obiettivi non bastano,
bisogna avere un ideale condiviso.
E ogni epoca ha il suo.
Arte e cultura sono lì apposta per dimostrare di crederci veramente.

Il dipinto che vedete qui è il famoso ritratto di Federico da Montefeltro, realizzato da Piero della Francesca nella seconda metà del 1400.
Duca di Urbino nonché uno dei principali mecenati del Rinascimento italiano, Federico ha trasformato il suo Ducato in uno dei più importanti centri culturali e artistici dell'epoca (secondo solo a quello di Lorenzo il Magnifico a Firenze) esclusivamente per questioni di immagine e di fama: un Capitano di ventura tra i più abili e richiesti dall'animo colto e raffinato la cui attività pubblica trae continuo nutrimento da quella intellettuale rappresentando l'ideale umanistico di perfetta armonia tra vita attiva e meditazione culturale.
Praticamente tutte le opere da lui commissionate dovevano servire a veicolare questo tipo di messaggio; opere che, di fatto, hanno trasformato Urbino da misero "capoluogo di un territorio economicamente depresso a centro di una delle interpretazioni rinascimentali più feconde e raffinate" (cit.  "I tempi dell'Arte", De Vecchi/Cerchiari).

L'arte (quella vera) non può che stimolare nuovi modi di osservare ed interpretare il mondo e la società. Utilizzare l'arte per affermare la propria vicinanza agli ideali del proprio tempo permette ai brand di generare valore e alla società di continuare ad evolversi.